Storie di cura e condivisione
A cura di Patrizia Portalupi, stomaterapista Ospedale di Chivasso
Le parole danno un senso alle azioni e alla vita. Le parole consolano, confortano, confondono, impauriscono, atterriscono, offendono, allietano, alleviano, curano. E allora è necessario riordinare e dare un senso dinamico e concreto alle parole attraverso il racconto. Raccontare, a volte, aiuta a far pace con il mondo, a prendere il respiro per poi capire e darsi una ragione.
Ecco perché voglio scrivere. Voglio dare voce alle cicatrici dentro, voglio dare spazio a tutte le persone che ruotano attorno al ‘mondo stomie‘ e che ne fanno parte. Perché, a volte si parla ma raccontare è una azione più profonda, si mette per iscritto l’emozione, il coraggio, l’impegno il carisma e tutto l’amore possibile per star bene anche in un mondo nuovo che si svela quando una persona cambia corpo, cambia vita, cambia abitudini e crede di non potercela fare e a volte vorrebbe morire.
Ed ecco che il racconto si popola di vari personaggi, figure importanti con diverse funzioni. La persona stomizzata è il mondo nuovo che per avere dignità e vita propria, a volte ha bisogno dei suoi satelliti e di un punto di forza che essi rappresentano. Un giorno, una persona mi disse che la cosa più brutta che stesse vivendo era la solitudine, il sentirsi isolato. Questa frase mi fece pensare molto.
Guardai attorno alla persona e vidi che tanto si poteva fare. Dopo l’intervento, dopo il ritorno alla vita c’è una vita nuova. Non c’ è più il mostro ma, forse, era meglio prima: “Come si fa a vivere se non sei più un uomo?”. Lo stomaterapista, la mano che cambia la sacca, la mano che pulisce e lenisce. La mano che accarezza non il corpo ferito, ma l’anima. Ma ancora non basta, ci vuole tanta energia e tanto lavoro per ricostruire un mondo.
Occorrono persone che, all’apparenza, presentano prodotti, ne insegnano l’uso, portano borsate intere di sacche, di placche di varia misura. Ma sapete cosa portano? Il sorriso. Ce lo hanno stampato in viso e non se lo levano se sentono odori sgradevoli o vedono situazioni imbarazzanti. Portano le sacche come se fossero acqua fresca, come se dovessero donare un po' di quella serenità che ogni persona stomizzata ha il diritto di avere.
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