Stomia: l’assistenza al paziente
Di Laura Precisi, stomaterapista dell’ambulatorio stomizzati di AO Pisana Cisanello
La presenza in strutture ospedaliere e distretti territoriali di ambulatori specifici rivolti alle persone stomizzate, con infermieri stomaterapisti dedicati, garantisce al meglio il processo assistenziale e la continuità delle cure necessarie. L’ambulatorio, ma soprattutto lo stomaterapista come figura professionale, deve essere un punto di riferimento per l’assistito, per risolvere e quando è possibile addirittura prevenire o gestire le complicanze e le problematiche che possono insorgere, sia in maniera autonoma da parte dello stomizzato (magari solo chiedendo un consiglio) o collaborativa con la figura professionale.
L’infermiere stomaterapista dopo la laurea in infermieristica ha continuato la formazione specializzandosi su tutto ciò che ruota intorno alle stomie, comprese anche le patologie che possono condurre al loro confezionamento. Egli frequenta un Master Universitario per acquisire competenze teoriche, pratiche, comunicative, gestionali ed educative per prendere in carico il paziente ma, soprattutto, deve essere capace di instaurare un rapporto di fiducia e di empatia con la persona.
Il processo riabilitativo della persona stomizzata è necessariamente multidisciplinare, sono quindi più operatori professionali che ruotano intorno a lei, ma in particolar modo è l’infermiere stomaterapista, che lo prenderà in carico sin dal periodo preoperatorio. Lo stomaterapista assegnato al servizio ambulatoriale di riabilitazione dello stomizzato, svolge prestazioni in autonomia e responsabilità richiedendo quando è necessario, le consulenze di altri professionisti sanitari come il chirurgo, l’urologo, il gastroenterologo, psicologo, dietista, etc.
Per capire l’importanza dell’istituire un ambulatorio in una struttura ospedaliera, è necessario conoscere quali sono i problemi clinico assistenziali della persona stomizzata e la specificità dei suoi bisogni. Per questo motivo è stato istituito un Percorso Integrato di cura (PIC), che è stato redatto dall’AIOSS (Associazione Italiana Operatori Sanitari di Stomaterapia) e ci permette di capire quanto sia importante la presenza dell’ambulatorio, nel percorso di riabilitazione del paziente stomizzato.
Questo documento è stato redatto da colleghi stomaterapisti e tiene conto soprattutto delle conoscenze ed esperienze degli stessi ed informazioni basate sulla letteratura scientifica e le linee guida internazionali. Il paziente stomizzato va accompagnato nel suo percorso fin dall’inizio. Il confezionamento di una stomia preclude la perdita del controllo della funzione fisiologica di eliminazione, vede modificata l’immagine di sé e del suo schema corporeo e deve apprendere in poco tempo manualità specifiche per rendersi autonomo.
Questo cambiamento non coinvolge solo il corpo, ma la persona nella sua integrità, l’aspetto cognitivo, emozionale, relazionale e spirituale. Tale cambiamento può provocare nell’assistito ansia, rabbia, vergogna, abbandono, depressione e tutto questo complica notevolmente il suo percorso di riabilitazione che inizia già nel preoperatorio.
Colloquio preoperatorio e stoma-siting (posizionamento della stomia)
Già nella fase preoperatoria si deve istaurare un rapporto di fiducia con la persona stomizzata. Già il semplice fatto di farsi conoscere e rassicurarla sul fatto che sarà al suo fianco per tutto il percorso, che lo aiuterà e sceglierà insieme a lui e con la sua esperienza, il punto dove confezionare la stomia tenendo conto del suo stile di vita, delle problematiche che sorgeranno nella scelta del sito. Lo stomaterapista in questa fase dovrà cercare di contenere l’ansia del paziente e dei familiari e promuovere la consapevolezza della sua condizione clinica e dei trattamenti proposti. È necessario che il chirurgo, lo stomaterapista e il paziente concordino insieme il posizionamento dello stoma. Bisognerà valutare le condizioni fisiche, le esigenze legate all’età del paziente e le abitudini di vita. Il paziente dovrà, laddove è possibile, essere in grado di vedere e toccare il punto disegnato per la successiva autogestione.
Fase intraoperatoria e postoperatoria immediata.
In questa fase è necessario il mantenimento delle caratteristiche e l’integrità della stomia e della cute peristomale, per cui si rende necessario utilizzare un dispositivo di raccolta adeguato e con caratteristiche specifiche.
- Aggancio sacca/placca con soffietto (per evitare di premere sull’addome dolorante).
- Protezione totale (materiale idrocolloide protettivo per la cute).
- Essere trasparente per il monitoraggio completo dello stoma e degli effluenti).
La fase postoperatoria è molto delicata e ci deve permettere di osservare i progressi di guarigione e rilevare eventuali segni di complicanze stomali.
Fase dell’educazione alla gestione della stomia.
L’obiettivo principale dello stomaterapista in questa fase è quella di ripristinare l’autonomia della persona stomizzata che deve, nel minor tempo possibile, apprendere competenze e comportamenti e ridurne così la sua dipendenza dall’operatore. Lo stomaterapista la aiuterà nella scelta del presidio più idoneo e adatto alla sua stomia e alla sua cute per evitare complicanze e soprattutto che siano confortevoli e discreti.
L’assistito vive la stomia come un corpo estraneo e vive sulla sua pelle la nuova condizione di perdita del controllo volontario dell’emissione di feci e gas o/e di urine. L’educazione del paziente comprende anche i bisogni relativi anche all’alimentazione, idratazione, attività fisica e tempo libero, all’abbigliamento e all’igiene personale. Tale processo educativo può avvalersi anche di supporti cartacei e multimediali.
Prima della dimissione lo stomaterapista deve assicurarsi che la persona stomizzata o il caregiver sia in grado di:
- prendersi cura della stomia;
- essere in grado di utilizzare correttamente presidi stomali e accessori;
- riconoscere e valutare eventuali complicanze;
- l’importanza dell’alimentazione e l’idratazione per un buon funzionamento della stomia.
L’educazione terapeutica non può essere standardizzata, ma personalizzata secondo le esigenze dell’assistito e deve puntare, dove possibile, all’autonomia. Il paziente deve essere informato sulla presenza o meno degli ambulatori dedicati agli stomizzati nelle vicinanze della propria abitazione, numeri di telefono per contattarli, orari degli stessi e quando è possibile fissare già un controllo post dimissione. Devono essere consegnati al paziente dei sistemi di raccolta, e deve essere in grado di utilizzarli in attesa di poter avere la propria fornitura. È raccomandato un regolare follow-up di controllo della stomia almeno per i primi 12 mesi, che permette di proseguire il percorso riabilitativo, gestire eventuali complicanze stomali, verificare l’idoneità e tollerabilità dei presidi utilizzati e il suo uso corretto nel tempo.
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