Stomia e aspetti psicologici
Di Giovanni Sicurello, stomaterapista dell’Ospedale di Vimercate
La stomia è una realtà poco conosciuta. Stomia o stoma è una parola che deriva dal greco, vuol dire “apertura” ed indica la giunzione di un organo cavo alla superficie cutanea, che ha lo scopo di deviare il transito del materiale viscerale o di introdurre sostanze per fini nutrizionali o terapeutici. La presenza di questa ferita comporta effetti psicologici e fisici; infatti, ci sono diversi fattori da prendere in considerazione prima di procedere con l’intervento.
Si deve affrontare un accertamento psicosociale durante il quale si valutano i fattori psichici, reazioni comportamentali ed espressioni di paura; viene svolta un’accurata anamnesi; è riconosciuto il ruolo dei familiari in questo percorso. Successivamente vengono anche analizzati i motivi che più suscitano ansia e paura nel paziente: anestesia, dolore, morte, ignoto, cambiamento dell’immagine corporea, perdita della propria autonomia e ulteriori problemi concomitanti.
Inoltre, bisogna tener presente che esistono due classificazioni diverse di stomie:
- Classificazione anatomica:
- Intestinale:
- Ileostomia;
- Colostomia;
- Ciecostomia;
- Trasversostomia;
- Urinaria:
- Ureterocutaneostomia (UCS);
- Ureteroileocutaneostomia (UICS).
- Classificazione temporale:
- Temporanee (a protezione di anastomosi)
Vivere con una stomia comporta, indipendentemente dalla tipologia, adoperare una sacca di raccolta, adesa al proprio addome. Le persone stomizzate si trovano da un giorno all’altro a dover affrontare una vita diversa sia dal punto di vista fisico che da quello psichico. L’aspetto psicologico con cui questi pazienti si scontrano, talvolta anche molto duramente, è principalmente il cambiamento del proprio corpo e, quindi, la difficile accettazione della nuova immagine di sè.
Nonostante la presenza di una semplice ferita chirurgica sia difficile da tollerare, lo è ancora di più lo stoma: ovvero, quell’apertura posizionata sull’addome per consentire la fuoriuscita degli effluenti; in questo modo, la persona stomizzata sente di vivere in una condizione perenne di malattia. Il disagio che si viene a creare fa isolare l’individuo dal mondo che lo circonda, compresi i familiari e gli affetti a lui più vicini. Il paziente vive ogni giorno in una situazione di difficoltà, imbarazzo e vergogna: sensazioni tali da scaturire dapprima rabbia, e successivamente depressione.
Non bisogna mai perdere di vista che, attorno a quella ferita chiamata stomia, vi è una persona con le sue debolezze, paure e fragilità e l’accettazione della nuova immagine del proprio corpo spaventa chiunque a prescindere dall’età anagrafica e dal grado di istruzione. Per questo motivo, bisognerebbe intervenire tempestivamente, spiegando e rassicurando la persona sulla qualità della vita che dovrà affrontare dopo l’intervento.
Una particolare attenzione va rivolta anche alla sfera sessuale tra la persona stomizzata e il partner. Affrontare questo argomento viene visto come un tabù, ma è un aspetto fondamentale nel rapporto di coppia. La sessualità viene messa, giustamente, in secondo piano rispetto alla malattia, ma dopo la convalescenza si ritorna alla vita di tutti i giorni, di cui la sessualità fa parte. Bisogna, quindi, rassicurare il paziente sia durante il colloquio preoperatorio, per poi continuare questo percorso attraverso colloqui ambulatoriali, successivi alla fase acuta.
Questo dovrebbe aiutare i pazienti ad evitare che anche un semplice abbraccio o una carezza diventi motivo di vergogna e di imbarazzo. L’ideale sarebbe organizzare degli incontri di gruppo con più persone stomizzate e, possibilmente, in presenza di uno psicologo, per poter condividere le diverse esperienze in modo da essere un esempio e poter esprimere le proprie paure e preoccupazioni. Quindi, è di fondamentale importanza il colloquio preoperatorio sia con il chirurgo che con lo stomaterapista (possibilmente in cooperazione) che provvederanno a rispondere a tutte le domande e chiarire dubbi sia della persona stessa che degli eventuali caregiver (persone che si prendono cura dello stomizzato) che dovrebbero essere sempre coinvolti, in modo da non far sentire sola e abbandonata la persona che affronterà l’intervento.
Dall’intervento alla riabilitazione
Il percorso del paziente dovrebbe seguire idealmente le fasi sotto descritte:
- Pre-ricovero:
- consenso e presa informazione e coscienza riguardo l’eventuale confezionamento di una stomia;
- appuntamento in ambulatorio “Cura della Stomia” per svolgere il colloquio e chiarire il disegno preoperatorio (questo giorno sarà il più vicino possibile alla data di ricovero).
- Colloquio Pre-operatorio. In questa fase, l’approccio dell’infermiere stomaterapista è focalizzato sul contenimento dell’ansia, sull’ammissione della consapevolezza relativa alla condizione clinica e ai trattamenti proposti, nonché prendersi cura del paziente in modo da favorire psicologicamente la convalescenza post-intervento. Il colloquio preoperatorio rappresenta, quindi, il momento fondamentale per avviare il rapporto di fiducia tra gli operatori e il paziente, utile al processo terapeutico e riabilitativo che avverrà in seguito e che include:
- anamnesi ed esame obiettivo addominale;
- livello di coping e adattamento, percezione dell’immagine corporea, implicazioni sulla qualità di vita, sessualità (dimensione psicosociale);
- counselling preparatorio all’intervento e alle problematiche immediatamente successive (dimensione culturale, spirituale e religiosa) allo scopo di instaurare un rapporto di fiducia operatore/paziente in modo che la persona coinvolta possa soddisfare senza vergogna eventuali bisogni, sicurezze, conoscenze e di ridurre l’ansia;
- insegnamento di semplici atti per la gestione della stomia (come svuotare e cambiare la sacca): aspetto essenziale che permette di delineare le basi che favoriscono il continuum del processo educativo nel post-operatorio;
- indicazioni rispetto all’assistenza che sarà fornita successivamente ed informazioni utili per facilitare il processo riabilitativo.
Sarebbe opportuno che il medico, lo stomaterapista e il paziente concordassero insieme il posizionamento dello stoma. Il coinvolgimento del paziente nella decisione preoperatoria è utile per facilitare l’adattamento alla nuova condizione nel periodo post-operatorio e per ridurre il rischio di complicanze a carico dello stoma. È sempre consigliabile evitare di posizionare la stomia in prossimità di pieghe e alterazioni cutanee, quali cicatrici e nevi o sporgenze ossee, quali creste iliache, la zona ombelicale e la ferita laparotomica.
Prima di effettuare il posizionamento della stomia, è importante valutare le condizioni fisiche e le esigenze legate all’età e alle abitudini di vita del paziente (vista, mobilità, religione, attività lavorative e/o sportive) infatti, l’assistito dovrà essere in grado di vedere e toccare, nelle diverse posture, il punto disegnato, per semplificare la successiva autogestione dei presidi di raccolta.
A conferma di tutto, sono stati pubblicati diversi articoli che mostrano come viene percepita la vita dopo questa tipologia di intervento chirurgico. Nel corso degli anni è stato, così, dimostrato che la posizione centrale della famiglia può essere utilizzata come intervento terapeutico per migliorare la qualità della vita dei pazienti con una stomia. Uno studio pubblicato nel 2022 (“Family-Centered Interventions and Quality of Life of Clients with Ostomy” Arash Golpazir-Sorkheh) ha coinvolto stomizzati accompagnati da caregiver e non: è stato così evidenziato come il supporto della famiglia sia di efficacia importanza nella salute fisica, spirituale, psicologica e sociale.
Inoltre, un’analisi (2018, Societè Francaise du Cancer. Elsevier Masson SAS) ha rilevato che la qualità di vita delle persone che vivono con una stomia temporanea risulta più compromessa rispetto a quella delle persone che vivono con una stomia definitiva: immagine corporea, autostima e ansia influiscono negativamente nei pazienti, indipendentemente dal tipo di stomia. La condizione definitiva porta il paziente ad accettare con meno riluttanza la sacca.
Uno studio descrittivo valuta l'importanza del disegno preoperatorio sul sito dello stoma e il coinvolgimento della persona aiuta positivamente ad affrontare la vita futura. Infine, un articolo del 2021 (John Wiley e Sons Ltd) basato sull’insieme di 37 studi si evince che la qualità di vita dei pazienti stomizzati è molto influenzata da fattori modificabili. L'esercizio fisico, l'identificazione preoperatoria del sito dello stoma, il sostegno familiare, il mantenimento delle reti sociali, l'educazione, la spiritualità e la stabilità finanziaria sono tutti fattori potenzialmente modificabili che possono migliorare la vita dei pazienti coinvolti.
Si può, quindi, affermare che, per affrontare al meglio l'intervento che porterà al confezionamento di una stomia è indispensabile la collaborazione di un’equipe multidisciplinare dove al centro è il paziente, che viene accompagnato in questo percorso da altre figure specializzate: il chirurgo, lo stomaterapista, il nutrizionista (in base al tipo di stomia) e, in alcuni casi, lo psicologo.
Il ruolo più importante lo hanno i caregiver, che vengono coinvolti anche nel caso in cui il paziente sia giovane e autosufficiente: infatti, sono loro che aiuteranno, fin da subito, il proprio familiare a tornare alla vita "normale": prestando attenzione a non sostituirsi a lui nella gestione della stomia (si farebbe solo del male), ma accompagnandolo, rispettandone i limiti, per cercare di renderlo successivamente più autonomo. I problemi fisici e psicologici che nascono dalla presenza della stomia possono e devono essere evitati, o quanto meno contenuti, grazie all’aiuto e al supporto dell’intera equipe coinvolta sia prima e che dopo l’intervento. L’infermiere stomaterapista deve accompagnare il paziente in questo difficile percorso prestando cure tecniche sia nella gestione pratica che in quella mentale: talvolta è proprio quest’ultima ad influire nell’integrazione della stomia nella vita del paziente.
La parola allo psicologo
Tratto da "Uno sguardo più sereno alla tua vita"
Opuscolo edito APISTOM-Idea Solidale
“Il subire un intervento chirurgico di confezionamento di stomia può determinare difficoltà di adattamento alla nuova situazione che investono il paziente in modo globale comprendendo anche i suoi famigliari. Si tratta di una brusca interruzione della routine quotidiana, si passa improvvisamente da un mondo di cui si ha una buona dimestichezza ad un ambiente nuovo: quello ospedaliero.
Si vive così un'esperienza scandita da contatti con Operatori sanitari, accertamenti diagnostici, terminologie specialistiche, medicine e trattamenti; una situazione stressante dove, accanto alle difficoltà è più strettamente legate alla malattia organica, ne assumono importanza altre di tipo psicologico, dove appaiono determinanti le risorse emotive e relazionali di cui il paziente dispone.
In una prospettiva attenta alla qualità della vita è opportuno prendere nella dovuta considerazione le esperienze emotive, eventuali sentimenti di rabbia, di perdita, di avvilimento, di ansia, non devono essere repressi e nascosti ma presi in considerazione ed affrontati perché il "sentirsi bene" è funzionale allo stare bene”.
Per contattare lo stomapterapista Giovanni Sicurello
Ambulatorio stomie:
Lunedì e giovedì dalle 14:30 alle 16.00
Telefono: 0396657217
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