Io non sono la mia stomia - La storia di Graziella
Mi chiamo Graziella sono una collaboratrice scolastica. Sono sposata, ho due figlie, sono nonna. Mi piace molto leggere. Ho dovuto affrontare l’intervento per il confezionamento di una colostomia a causa di un’infezione all’intestino: avevo sempre la febbre alta e sono stata operata d’urgenza.
Come l’ha aiutata il Servizio me™+ di Convatec nella strada verso la riabilitazione?
Attraverso l’invio di campioni gratuiti. Le consulenti sono state molto gentili e competenti. Trovo il sistema monopezzo convesso soft che sto adoperando molto comodo e discreto. La mia stomia è introflessa: rispetto a tutte le altre sacche che ho usato questa mi consente di gestirla facilmente, senza il rischio di infiltrazioni. Mi piace molto il tessuto che la rivesta, perché non si nota sotto gli abiti. Insomma, mi sembra di non indossare un dispositivo.
C’è qualcosa che vuole dire alle persone stomizzate?
Io sapevo bene cosa volesse dire vivere con una stomia, perché sia mia mamma che mia nonna hanno vissuto questa esperienza. Quando è capitato a me, mi sono molto arrabbiata. A chi vive la mia stessa esperienza dico che bisogna imparare ad accettare la stomia: è grazie a lei se siamo vivi.
C’è qualcuno che desidera ringraziare?
Le mia famiglia: in particolare le mie figlie che mi sono state sempre vicine. Poi vorrei dire grazie alla mia stomaterapista, Cristina Maglio dell’Ospedale d’Imperia, i cui consigli sono fondamentali per un sereno ritorno alla vita quotidiana e, infine, tutti i medici e gli infermieri dell’Ospedale Santa Corona Ligure, dove sono stata operata. Mi sono stati tutti molto vicini e ho ricevuto un’ottima assistenza: penso sia importante farlo sapere, in un periodo in cui si parla spesso di malasanità.
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