Io non sono la mia stomia - La storia di Cristina
Mi chiamo Cristina, ho 67 anni, sono padovana e sono in pensione. Ho lavorato come assistente di volo per 25 anni e sono sempre stata un’appassionata di moda. Sono sposata, ho un giardino e 5 gatti; vivo a Roma e mi piace moltissimo viaggiare.
La mia storia comincia nel 2018, quando ho iniziato ad avere forti dolori e perdite di sangue. Dopo la colonscopia mi furono diagnosticate, erroneamente, delle ragadi. È stato il mio proctologo, il Dottor Ursino a capire subito in visita che la situazione era più grave. Così, scoprii di avere un adenocarcinoma al retto. All’inizio mi fecero una stomia di protezione, poi mi spiegarono che sarebbe stato necessario confezionare una colostomia definitiva.
Così, nel 2019, al Policlinico Gemelli di Roma, affrontai l’intervento: gli operatori sanitari mi spiegarono subito come sarebbe cambiata la mia vita. Da allora, indosso un sistema monopezzo, che trovo più pratico per le mie esigenze. Sono seguita all’Ospedale San Giovanni di Roma dallo stomaterapista Claudio Sansone, che mi ha insegnato come effettuare l’irrigazione.
C’è qualcosa che vuole dire alle persone stomizzate?
Che mi piacerebbe che guardassero il lato positivo del vivere con una stomia. Può sembrare banale, ma intanto siamo vivi, e non è poco. Una cosa importante è poter conoscere altre persone che vivono la stessa esperienza: lo dico con cognizione di causa perché, se subito dopo l’intervento avessi potuto confrontarmi con altre persone stomizzate, sicuramente sarebbe stato più semplice imparare la gestione della stomia e tornare alla mia vita quotidiana. Per questo mi è venuto naturale aiutare una mia amica che ha vissuto la mia stessa esperienza e che vive a Milano e mettermi a disposizione di un’altra persona che conosceva un mio amico. Ecco: credo che ognuno di noi possa aiutare gli altri con il proprio vissuto e che pensare positivo sia la chiave per ritornare serenamente alla propria vita quotidiana.
C’è qualcuno che desidera ringraziare?
Di sicuro me stessa, per non essermi mai arresa. Poi sicuramente il professor Ursino che, a tutti gli effetti, mi ha salvato la vita.
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