Dispositivi convessi: caratteristiche e benefici
A cura di Pietro Agnello, Coordinatore Infermieristico del reparto di Chirurgia Generale e d’Urgenza dell’Ospedale Abele Ajello di Mazara del Vallo (TP)
Mi chiamo Pietro Agnello e sono coordinatore infermieristico del reparto di
chirurgia generale e d'urgenza dell'ospedale Abele Ajello di Mazara del Vallo- Trapani.
Sono uno stomaterapista e da moltissimi anni, nella mia pratica professionale quotidiana, mi occupo, oltre che della gestione del reparto, anche dei pazienti stomizzati dalla fase preoperatoria alla loro dimissione dal reparto e successivi controlli. Nella mia esperienza professionale in genere, ma soprattutto da
stomaterapista, nell'immediato post-operatorio la mia tendenza relativamente alla scelta del dispositivo da utilizzare è stata generalmente quella dei sistemi di raccolta a due pezzi, con sacca trasparente e a fondo aperto. Questo per far sì che la cute del paziente venisse sollecitata il meno possibile dal distacco frequente della barriera offrendo, questo tipo di prodotto, la possibilità di lasciare la stessa placca per almeno un paio di giorni sull'addome del paziente e svuotando, o sostituendo, solo la sacca al momento del bisogno.
Non sempre questi dispositivi, però, assolvono ad uno dei principali problemi che si verificano fin dall'immediato post-operatorio e cioè quello delle infiltrazioni degli effluenti al di sotto della barriera cutanea. Nel corso degli ultimi anni, stimolato anche dalle caratteristiche della nuova generazione dei dispositivi monopezzo, ho provato ad utilizzare questo tipo di sistema su alcuni pazienti sin dall'immediato postoperatorio. Ho potuto osservare che, le nuove barriere cutanee, soprattutto con convessità soft, rispondono alle esigenze del paziente, consentendogli di riprendere le normali attività della vita quotidiana.
La placca convessa soft è totalmente idrocolloidale, a garanzia di protezione cutanea. Si conforma a qualsiasi tipologia di addome, sia esso tonico, flaccido o prominente e anche in presenza di pliche cutanee. La convessità, più o meno profonda, accoglie meglio lo stoma, garantisce una maggiore tenuta e soprattutto previene le infiltrazioni. Chiaramente la scelta della dimensione della barriera, così come quella del gradiente di convessità, va operata in base alla tipologia di stomia e di addome.
Se la nostra esigenza primaria è quella di fare estroflettere la stomia, dobbiamo utilizzare una convessità, più o meno pronunciata, di dimensioni quanto più vicine a quelle dello stesso storna. Viceversa, se la nostra esigenza è quella di appianare la
cute peristomale, la dimensione della barriera e il punto di tensione che esercita la convessità dev'essere maggiore rispetto al diametro dello stesso stoma. l sistemi monopezzo convessi, inoltre, non avendo alcun tipo di flangia di aggancio tra sacca e placca, ed essendo estremamente sottili e flessibili, si adattano a qualunque tipo di addome consentendo al paziente di muoversi in assoluta libertà.
Da non dimenticare mai e comunque che il ruolo dello stomaterapista è sicuramente quello di indirizzare il paziente verso la scelta del dispositivo più idoneo a lui e alla sua autogestione, portandolo a conoscenza dei diversi tipi di prodotto e loro utilizzo. Sicuramente nessun prodotto è da ritenersi universalmente valido o idoneo ad ogni tipo di paziente o stomia, ma ritengo di potere affermare, oggi più di prima, che i sistemi convessi sono sempre più garanzia di protezione cutanea
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