Stomia: l’assistenza al paziente
A cura di Anila Rapaj, stomaterapista dell'Ospedale Molinette - AOU Città della Salute e della Scienza di Torino
Le istituzioni hanno il dovere di rispondere alle giuste aspettative degli oltre 43.000 stomizzati italiani e degli oltre 4.000 bambini portatori di patologie congenite o acquisite, che determinano incontinenza fecale e/o urinaria, e che chiedono di migliorare la propria qualità di vita e di non essere lasciati soli. Ciò può essere possibile soltanto se le istituzioni e le associazioni di volontariato, a ogni livello (locale, regionale, nazionale), lavorano in sinergia, avendo come scopo principale il benessere fisico e psicologico della persona stomizzata.
È proprio in questo senso che si muove la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, che, grazie all’attività propria e dei suoi preziosi collaboratori (medici, psicologi e assistenti sanitari), rappresenta un punto di riferimento per tutti i portatori di stomia. Bisogna tener conto dell’accordo (24 gennaio 2018) tra il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano, sul “Documento tecnico di indirizzo sui problemi legati all’incontinenza urinaria e fecale”, in cui sono previste le modalità alle quali ogni regione italiana dovrà attenersi.
Un ruolo fondamentale nell’assistenza al paziente stomizzato è svolto sul territorio dagli ambulatori e dalle Associazioni. La presenza in strutture ospedaliere e distretti territoriali di ambulatori specifici rivolti alle persone stomizzate, con infermieri stomaterapisti dedicati, garantisce al meglio il processo assistenziale e la continuità delle cure necessarie. L’ambulatorio, ma soprattutto lo stomaterapista come figura professionale, deve essere un punto di riferimento per l’assistito, per risolvere e, quando è possibile, addirittura prevenire o gestire le complicanze e le problematiche che possono insorgere, sia in maniera autonoma da parte dello stomizzato (magari solo chiedendo un consiglio) che collaborativa con la figura professionale.
L’infermiere stomaterapista, dopo la laurea in infermieristica, ha continuato la formazione specializzandosi su tutto ciò che ruota intorno alle stomie, comprese le patologie che possono condurre al loro confezionamento. Frequenta un Master Universitario per acquisire competenze teoriche, pratiche, comunicative, gestionali ed educative per prendersi in carico il paziente, ma, soprattutto, deve essere capace di instaurare un rapporto di fiducia e di empatia con la persona.
Il processo riabilitativo della persona stomizzata è necessariamente multidisciplinare; sono quindi più operatori professionali che ruotano intorno a lei, ma in particolar modo è l’infermiere stomaterapista che la prenderà in carico sin dal periodo preoperatorio. Lo stomaterapista assegnato al servizio ambulatoriale di riabilitazione dello stomizzato svolge prestazioni in autonomia e responsabilità, richiedendo quando necessario le consulenze di altri professionisti sanitari come il chirurgo, l’urologo, il gastroenterologo, lo psicologo, il dietista, etc.
Per capire l’importanza di istituire un ambulatorio in una struttura ospedaliera, è necessario conoscere quali sono i problemi clinico-assistenziali della persona stomizzata e la specificità dei suoi bisogni. Per questo motivo è stato istituito un Percorso Integrato di Cura (PIC), redatto dall’AIOSS (Associazione Italiana Operatori Sanitari di Stomaterapia), che ci permette di comprendere quanto sia importante la presenza dell’ambulatorio nel percorso di riabilitazione del paziente stomizzato.
Questo documento è stato redatto da stomaterapisti e tiene conto soprattutto delle conoscenze ed esperienze degli stessi, ed informazioni basate sulla letteratura scientifica e le linee guida internazionali. Il paziente stomizzato va accompagnato nel suo percorso fin dall’inizio. Il confezionamento di una stomia preclude la perdita del controllo della funzione fisiologica di eliminazione, modifica l’immagine di sé e del suo schema corporeo, e deve apprendere in poco tempo manualità specifiche per rendersi autonomo.
Questo cambiamento non coinvolge solo il corpo, ma la persona nella sua integrità, l’aspetto cognitivo, emozionale, relazionale e spirituale. Tale cambiamento può provocare nell’assistito ansia, rabbia, vergogna, abbandono, depressione, e tutto questo complica notevolmente il suo percorso di riabilitazione che inizia già nel preoperatorio.
Colloquio preoperatorio e stoma-siting (posizionamento della stomia)
Sin dalla fase preoperatoria si deve instaurare un rapporto di fiducia con la persona stomizzata. Già il semplice fatto di farsi conoscere e rassicurarla sul fatto che sarà al suo fianco per tutto il percorso, che lo aiuterà e sceglierà insieme a lui e con la sua esperienza il punto dove confezionare la stomia, tenendo conto del suo stile di vita e delle problematiche che sorgeranno nella scelta del sito.
Lo stomaterapista in questa fase dovrà cercare di contenere l’ansia del paziente e dei familiari e promuovere la consapevolezza della sua condizione clinica e dei trattamenti proposti. È necessario che il chirurgo, lo stomaterapista e il paziente concordino insieme il posizionamento dello stoma.
Fase intraoperatoria e immediato postoperatorio
In questa fase è necessario mantenere le caratteristiche e l’integrità della stomia e della cute peristomale, per cui è necessario utilizzare un dispositivo di raccolta adeguato e con caratteristiche specifiche.
· Aggancio sacca/placca con soffietto (per evitare di premere sull’addome dolorante).
· Protezione totale (materiale idrocolloide protettivo per la cute).
· Essere trasparente per il monitoraggio completo dello stoma e degli effluenti.
La fase postoperatoria è molto delicata e ci deve permettere di osservare i progressi di guarigione e rilevare eventuali segni di complicanze stomali.
Fase dell’educazione alla gestione della stomia
L’obiettivo principale dello stomaterapista in questa fase è di aiutare ripristinare l’autonomia della persona stomizzata, che deve, nel minor tempo possibile, apprendere competenze e comportamenti per ridurre la propria dipendenza dall’operatore. Lo stomaterapista la aiuterà nella scelta del presidio più idoneo e adatto alla sua stomia e alla sua cute, per evitare complicanze e garantire che siano confortevoli e discreti.
L’assistito vive la stomia come un corpo estraneo e sperimenta sulla propria pelle la nuova condizione di perdita del controllo volontario sull’emissione di feci, gas e/o urine. L’educazione del paziente comprende anche i bisogni relativi all’alimentazione, all’idratazione, all’attività fisica, al tempo libero, all’abbigliamento e all’igiene personale. Tale processo educativo può avvalersi di supporti cartacei e multimediali.
Prima della dimissione, lo stomaterapista deve assicurarsi che la persona stomizzata o il caregiver sia in grado di:
· prendersi cura della stomia;
· utilizzare correttamente i presidi stomali e gli accessori;
· riconoscere e valutare eventuali complicanze;
· comprendere l’importanza dell’alimentazione e dell’idratazione per un buon funzionamento della stomia.
Quanto è importante frequentare un ambulatorio di stomaterapia?
L’ambulatorio di stomaterapia è un punto di riferimento fondamentale nella riabilitazione della persona stomizzata e di chi si prende cura di lei (il cosiddetto caregiver). L’ambulatorio stomaterapico è stato aperto nella nostra azienda nel 1994 con l'obiettivo di garantire un’assistenza continuativa.
È inutile dire che la differenza si nota: i pazienti sono seguiti correttamente lungo tutto il percorso verso la riabilitazione, soprattutto nel primo mese dopo l’intervento, quando la stomia tende a cambiare forma e dimensioni e c’è un maggior bisogno di informazioni su come gestirla. L’ambulatorio è aperto a tutte le persone stomizzate, anche a quelle che sono state operate in altre strutture ospedaliere.
L’educazione terapeutica non può essere standardizzata, ma deve essere personalizzata secondo le esigenze dell’assistito e deve puntare, dove possibile, all’autonomia. Il paziente deve essere informato sulla presenza, o meno, di ambulatori dedicati agli stomizzati nelle vicinanze della propria abitazione, sui numeri di telefono per contattarli, sugli orari di apertura e sulla possibilità di fissare già un controllo post dimissione.
Devono essere consegnati al paziente i sistemi di raccolta, e deve essere in grado di utilizzarli in attesa di avere la propria fornitura. È raccomandato un regolare follow-up di controllo della stomia, almeno per i primi 12 mesi, per proseguire il percorso riabilitativo, gestire eventuali complicanze stomali, verificare l’idoneità e la tollerabilità dei presidi utilizzati e il loro uso corretto nel tempo.
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